Potatura del Melo

Il melo (Malus sylvestris var. domestica) è uno dei fruttiferi più apprezzato e diffuso in tutto il territorio italiano. La sua coltivazione avviene dal nord al sud, negli anni si sono diffuse diverse cultivar apprezzate anche all’estero.

La coltivazione del melo richiede diverse cure tra cui la potatura che tratteremo in questa guida. Per l’allevamento di questa pianta da frutto è necessario scegliere la varietà che si ritiene più opportuna tenendo però anche conto del luogo di impianto e del clima nonché del portainnesto.

Vediamo allora come potare il Melo, prima però descriviamo le caratteristiche più importanti, il tipo di ramificazioni che produce, i tempi di sviluppo e gli altri aspetti importanti per comprendere meglio le operazioni di taglio senza commettere i classici errori che possono a volte compromettere anche la salute della pianta.

Portamento e caratteristiche della pianta

Il melo impiegato per la produzione di frutti quindi la varietà M. sylvestris var. domestica comprende diverse cultivar. Le dimensioni variano quindi a seconda della varietà scelta ma anche in base al portainnesto utilizzato.

Generalmente l’albero di melo possiede una chioma espansa, l’altezza è variabile da 3 ai 6 metri, le forme di potatura influenzano di molto le dimensioni finali della pianta.

Per l’impollinazione del melo sono necessarie almeno due varietà differenti in quanto le piante non sono autofertili e queste devono essere anche compatibili, per questo motivo è bene scegliere bene le varietà più adatte con l’aiuto del vivaista.

Le ramificazioni produttive del melo sono quelle che hanno 2 o più anni. I frutti compaiono anche su alcuni tipi di ramificazioni corte chiamate lamburde, queste si sviluppano principalmente su rami di età avanzata. Tuttavia anche i rametti di un anno possono presentare dei fiori, questi però avranno una velocità di maturazione più lenta.

I rami di due anni del melo portano gemme piccole e gemme a frutto che sviluppano successivamente i fiori. Le gemme piccole portano allo sviluppo di ramificazioni con fiori soltanto dal secondo anno in poi.

La produzione dei fiori sui brindilli avviene all’apice di questi rametti, diversamente le varietà che fruttificano sugli speroni producono i frutti per tutta la lunghezza del ramo.

Le tipologie di ramificazioni del melo assomigliano molto a quelle del pero, si hanno anche in questo caso borse e zampe di gallo presenti su ramificazioni di età più avanzata.

La quantità di raccolto è molto variabile, per una stima bisogna tenere presente che esistono diversi fattori determinanti. Uno di questi è la pezzatura del frutto, esistono varietà dal frutto piccolo e altre dai frutti molto grandi. C’è poi la vigoria della pianta, difficilmente piante allevate su portainnesto nanizzante riusciranno a portare un grosso raccolto. In genere si va dai 10 Kg per gli esemplari più piccoli a oltre 100 Kg per le piante più vigorose.

I portainnesti

La coltivazione del melo avviene in prevalenza su un portainnesto. Per la scelta del più adatto basta considerare due aspetti principali: il tipo di suolo e l’aspetto finale che assumerà la pianta o meglio le sue dimensioni finali.

Il primo punto, il tipo di suolo, è da valutare bene poiché alcune piante usate per l’innesto hanno particolari esigenze in fatto di terreno, non tutte infatti sono tolleranti ai suoli calcarei questo aspetto è da valutare attentamente per evitare spiacevoli inconvenienti in fase di allevamento.

I vari portainnesti hanno diversi nomi, vengono indicati spesso con delle sigle ad esempio M (Malling) e MM (Malling Merton). In vivaio i più utilizzati sono il portainnesto franco (pianta nata da seme) e il portainnesto selvatico.

Questi però sono molto numerosi, considerando anche l’impiego del melo come pianta da ornamento nei giardini.

Quelli nanizzantii e meno vigorosi sono:

  • M27
  • M9
  • M26

Quelli di media grandezza e più vigorosi:

  • M25
  • M106
  • M111
  • Franco

Forme di allevamento

Le forme di allevamento sono molte e si adattano a tutti i tipi di esigenza. Chi coltiva diverse varietà per uso domestico potrà sfruttare, se ha poco spazio a disposizione, le forme appiattite come quelle a cordone e quella a spalliera. Per i meleti invece sono più opportune le forme in volume, la scelta di quella migliore dipende come già accennato dal tipo di portainnesto utilizzato e dallo spazio a disposizione.

Non tutte le varietà però si adattano alle varie forme di allevamento. Ad esempio le varietà che producono i loro frutti sui brindilli non si allevano facilmente con forme appiattite poiché ogni ramo presenta una parte di legno improduttivo il quale limita in parte la fruttificazione.

Tra le forme più diffuse ci sono:

  • Spalliera, una forma piatta che prevede l’inclinazione della prima coppia di branche laterali a 90 gradi rispetto al fusto principale. Il numero di branche è in genere 2-3 ma è possibile averne di più a seconda del tipo di portainnesto scelto.
  • Cespuglio, forma in volume che prevede la formazione di rami già dalla parte bassa.
  • Cespuglio a fuso, variante della forma a cespuglio. Nell’allevamento si dà priorità alla formazione di una chioma piuttosto alta.
  • Palmetta, altra forma appiattita impiegata per singoli esemplari o per coltivazioni in singole file.
  • A fusto medio, può essere considerata una variante della forma a cespuglio o globosa, si alelva la pianta con un tronco di dimensioni medie.
  • A fusto basso, variante della precedente.

I sesti di impianto di conseguenza variano da pianta a pianta sempre in relazione al portainnesto e alla forma stabilita.

Nelle forme piatte si possono avere 1-2 metri tra le singole piante e 3 metri tra i filari così da permettere il passaggio dei mezzi meccanici per la raccolta. Le distanze per le forme in volume invece prevedono 5 metri tra le piante e 6-7 tra i filari.

Potatura di formazione

La potatura di formazione del melo rappresenta uno degli interventi più importanti sia per le piante di un piccolo orto familiare sia per le piante di un frutteto in monocoltura. Tramite gli interventi di formazione si assicura una base solida, si correggono gli squilibri della chioma e si dona alla pianta una forma stabile che le permetterà di resistere non solo al carico dei frutti ma anche alle intemperie e in alcuni casi al peso della neve in collina e in montagna.

Forma a cespuglio

Una forma abbastanza diffusa per il melo è quella a cespuglio.

L’allevamento viene fatto già dalla messa a dimora, si scelgono degli astoni in vivaio già innestati adatti ad assumere le forme in volume e si procede all’impianto in primavera. L’astone deve essere preferibilmente già dotato di alcune ramificazioni laterali in modo tale da poterne scegliere subito alcune per la formazione dell’impalcatura.

Il fusto principale (getto guida) va tagliato ad un altezza di 65-75cm da terra appena dopo le prime 3 ramificazioni robuste. Queste dovranno essere possibilmente già distanziate di 120 gradi l’una dall’altra. Le altre ramificazioni dovranno essere rimosse alla base, le tre scelte invece dovranno essere accorciate per due terzi della loro lunghezza preservando almeno una gemma sana rivolta in alto.

Per le piante da vivaio ancora più giovani e che non presentano ramificazioni laterali si dovrà provvedere al solo accorciamento dell’astone alla lunghezza indicata. Per stimolare la produzione di gemme nella parte bassa del fusto si dovrà praticare una tecnica già precedentemente accennata ovvero l’intaccatura. Si dovranno intaccare le gemme poste in prossimità dell’apice appena cimato in modo da favorire l’emissione di nuove gemme dal basso.

Con il taglio appena descritto i nuovi germogli si saranno sviluppati già di qualche decimetro nell’estate dello stesso anno. Questi nuovi germogli daranno vita alle branche principali, di essi ne vanno scelti 3. Se lo sviluppo di uno o più rami dovesse essere troppo accentuato si dovranno inclinare in posizione orizzontale in modo da rallentarne lo sviluppo.

Nella primavera del secondo anno si taglieranno alla base i rami non desiderati soprattutto quelli al disotto del punto di origine delle branche.

Nell’inverno del secondo anno si darà il via alla formazione delle sotto-branche. Si accorceranno le sotto-ramificazioni presenti sulle branche appena dopo una gemma rivolta all’esterno. I rami mal disposti andranno eliminati, ma non tutti, alcuni dovranno essere solamente accorciati a 4-5 gemme in modo da non stimolare un ricaccio troppo marcato. Le ramificazioni che vanno a svilupparsi in direzione della parte centrale andranno invece rimosse del tutto.

Nel periodo estivo del secondo anno si effettua l’eliminazione dei succhioni verticali che si svilupperanno sulle branche principali.

Nell’inverno del terzo anno si eliminano eventuali succhioni e ramificazioni non in linea con la forma soprattutto quelle che si sviluppano verso il centro in direzione del fusto principale. A questo punto la pianta dovrebbe già aver raggiunto il suo sviluppo finale.

Forma a Spalliera

Per le colture dove non si ha abbastanza spazio è possibile scegliere una forma appiattita come la spalliera.

La forma in questione prevede la dotazione di fili orizzontali a varie altezze in modo da permettere la legatura delle ramificazioni e delle branche principali. Il primo filo verrà disposto a 40-45 cm da terra, si possono utilizzare dei paletti in cemento armato come descritto per l’impianto del Kiwi, utilizzando quindi del fil di ferro abbastanza doppio da sorreggere le ramificazioni almeno nel loro primo stadio di sviluppo.

Per la messa a dimora si sceglie un astone senza getti laterali non troppo sviluppato che verrà subito cimato ad un altezza di circa 45 cm appena sopra una gemma sana e sopra il primo filo.

Successivamente nel periodo estivo si assisterà allo sviluppo della gemma lasciata precedentemente, questa sarà il prolungamento del tronco principale che servirà per dare vita all’altro paio di branche. In questo periodo si provvederà alla legatura della prima coppia di germogli opposti, questi saranno le future branche. Dovranno ricevere prima di tutto un inclinazione di circa 45 gradi, in genere si utilizzano delle canne ancorate a terra e dello spago per le legature oppure si utilizzano dei paletti in legno e dei fili.

Il resto delle ramificazioni dovrà essere ridotto a due o tre foglie. Nel periodo autunnale si procederà così alla legatura delle branche in posizione definitiva ovvero a 90 gradi rispetto al tronco quindi si dovrà effettuare un inclinazione ulteriore di 45 gradi. Questa operazione è stata divisa in due in quanto una piegatura diretta dei germogli in posizione orizzontale può bloccarne lo sviluppo, oltre al fatto che un’inclinazione cossì drastica può aumentare il rischio di scosciatura.

Nel periodo invernale del secondo anno si procede all’eliminazione di tutte le ramificazioni laterali e all’allevamento del secondo paio di branche. Le gemme laterali da cui si dovranno sviluppare i germogli dovranno essere in posizione opposta, quindi viste frontalmente una a destra e l’altra a sinistra. Dovranno essere posizionate esattamente a 40 cm sopra la prima coppia di branche. La ramificazione principale dovrà essere accorciata poco sopra queste due gemme.

Nel frattempo si procede alla sistemazione del secondo filo di ferro se non si è già provveduto a farlo inizialmente. Se lo sviluppo della pianta non è molto accentuato le due branche principali dovranno ricevere un taglio di riduzione di un terzo subito dopo una gemma rivolta verso in basso. Questa gemma servirà per il prolungamento delle branche.

Le ramificazioni che cresceranno lateralmente sulle sottobranche dovranno essere tagliate con un intervento di potatura verde.

Negli anni successivi le altre branche dovranno riceve le stesse cure riservate per la prima coppia. Si effettueranno quindi i tagli e le legature fino ad arrivare al numero di palchi desiderato.

Potatura di produzione

La potatura di produzione si effettua annualmente su tutte le piante. Questo tipo di intervento deve raggiungere l’obiettivo di equilibrio tra i diversi tipi di ramificazioni.

Si dovranno quindi effettuare dei tagli di livellamento sulle ramificazioni più sviluppate e più presenti. I tagli iniziano a partire dal quarto anno considerando che i primi tre anni di allevamento sono serviti per lo sviluppo della pianta secondo la forma di allevamento scelta.

Il rinnovo con un taglio di contenimento è a carico delle ramificazioni fruttifere che si sviluppano al disopra dei rami di tre anni. I brindilli non vanno mai accorciati ma solo diradati parzialmente nel caso ce ne fosse bisogno.

Potatura di rinnovo

La potatura di rinnovo del melo si effettua nel periodo invernale. Questa tecnica prevede l’eliminazione di una parte delle ramificazioni più vecchie, quelle che hanno fruttificato l’anno precedente. I tagli su questo tipo di rami stimolano la pianta a produrre nuovi getti verdi che porteranno frutti negli anni successivi rinnovando così parte della chioma.

L’obiettivo della potatura di rinnovo è anche quello di mantenere la chioma equilibrata e areata nella parte centrale. Per questo motivo sempre nel periodo invernale si eliminano tutti quei rami affastellati e quelle ramificazioni che creano troppa ombra nella parte centrale. I getti guida (ovvero quei rami che controllano lo sviluppo delle ramificazioni principali) dovranno essere accorciati soltanto con una spuntatura nella parte apicale.

Se si ha la necessità di reimpostare o fare delle correzioni nella chioma in piante già sviluppate è necessario servirsi di due tecniche particolari: l’intaccatura e l’intaglio.

L’intaccatura consiste essenzialmente nell’indebolimento di una gemma tramite un taglio a ‘V’ al disopra di una gemma legno. Dal taglio si svilupperà successivamente un germoglio.

L’intaglio invece permette la piegatura di una branca già sviluppata quindi particolarmente dura e poco flessibile. Nel punto di curvatura si effettuano degli intagli sulla parte inferiore per tutto l’arco necessario alla piegatura del ramo. Ciò evita di sottoporre la branca ad uno stress eccessivo rischiando di spezzarla.

Recupero di esemplari trascurati

Per il recupero di esemplari di melo trascurati si applicano interventi semplici, alla portata anche dei non esperti.

Gli interventi di potatura di recupero sono commisurati al tempo in cui la pianta è stata trascurata. Più e lungo questo periodo più gli interventi dovranno essere dilazionati nell’arco dei mesi. Si arriva anche a due anni per le piante che hanno prodotto una copiosa vegetazione e che hanno quasi raggiunto il loro portamento naturale. Diversamente interventi drastici possono bloccare la produzione di frutti per diverso tempo.

Le prime operazioni da fare nel periodo invernale riguardano la sfoltitura della parte interna della chioma, questa dovrà essere ben areata in modo da ricevere una gran quantità di luce. Le branche dovranno portare i rami fruttiferi ben distanziati, si dovrà fare in modo che la successiva fruttificazione risulti ben distribuita ripartendo il carico uniformemente.

Le branche inoltre dovranno portare delle ramificazioni via via sempre più corte man mano che ci sia avvicina al loro apice. Con gli anni la produttività tende a spostarsi sempre più verso la parte alta della chioma, l’intervento di recupero deve ristabilire invece la produzione mediale dei frutti.

Potatura verde

La potatura verde del melo si effettua nel periodo estivo. Lo scopo principale di questo intervento è di contenere lo sviluppo della chioma nelle piante che hanno già assunta la loro forma definitiva.

In estate quindi si eliminano la maggior parte delle nuove ramificazioni verdi partendo da quelle che si formano esternamente alla chioma. Esistono due metodi principali per praticare la potatura verde sul melo, di seguito un accenno su come praticarle.

Sistema Lorette

Questa pratica di potatura verde è diffusa soprattutto nelle zone a clima caldo dove le estati sono particolarmente secche e le temperature elevate, gli inverni non sono rigidi e le temperature minime non scendono mai al disotto di 0 gradi.

La tecnica prevede l’accorciamento dei getti laterali portandoli ad una lunghezza di circa 5cm. I nuovi getti che si svilupperanno dovranno essere accorciati alla stessa lunghezza fino all’inizio del periodo autunnale. Le ramificazioni laterali invece vanno portate tramite taglio a soli due centimetri di lunghezza.

Alla fine del periodo estivo si potano nuovamente i getti secondari riportandoli alla lunghezza di 2cm.

Sistema Lorette modificato

Questa tecnica di potatura verde viene effettuata sui getti che anno appena lignificato alla base.

La potatura prevede l’eliminazione dei nuovi getti laterali che si formano direttamente dal fusto principale. Di questi però si eliminano soltanto quelli con una lunghezza superiore ai 25cm. Questi rami vanno accorciati appena dopo la terza quarta foglia dalla base.

Dopodiché si procede a ridurre in lunghezza i getti laterali che hanno origine dagli speroni e i rametti che si sviluppano laterali, questi vanno ridotti alla prima foglia che si origina dalla base, lasciando circa 1cm di legno al di sopra.

Il sistema Lorette modificato prevede un piccolo espediente per evitare un eccessiva produzione di ramificazioni e getti che nascono lateralmente. Dei rami laterali se ne preservano alcuni, questi dovranno essere legati adiacenti al ramo da cui si sviluppano, in questo modo la linfa può discendere in pratica vanno legati al ramo da cui hanno origine facendo attenzione a non spezzarli. I rami vanno lasciati in questa posizione fino al momento della fruttificazione, dopodiché nel periodo autunnale si accorciano fino ad una gemma sana.

Altri accorgimenti

Gli interventi complementari da fare sul melo sono diversi a seconda anche del tipo di impianto creato. Le piante singole coltivate in giardino o nell’orto non hanno bisogno di particolari cure oltre ovviamente alla concimazioni e le irrigazioni.

Per i meleti invece si dovranno effettuare i tagli stagionali del prato utilizzato per l’inerbimento.

Una pratica molto importante è il diradamento dei frutti in fase di maturazione, ciò assicura una buona produzione ed evita di portare a maturazione frutti danneggiati o deformi. Inoltre nelle piante giovani è un operazione importante perché alleggerisce le ramificazioni cariche di frutti evitandone la scosciatura. L’operazione va fatta in estate non appena dopo la cascola naturale.

Anche il diradamento dei fiori è una pratica comune, alcune cultivar sono particolarmente soggette al fenomeno dell’alternanza dei frutti, ciò comporta annate con scarsissima produzione. Per avere una fruttificazione più costante negli anni è consigliabile eliminare la maggior parte dei fiori, questo vale soltanto per le cultivar a fioritura abbondante.

Controllare periodicamente la presenza dei parassiti (malattie del melo) ed in caso di infestazione o segni di agenti patogeni mettere in atto subito le relative difese.

Infine un ultima nota va fatta sulla strumentazione. Gli attrezzi devono risultare sempre ben affilati per evitare sfilacciamenti dei rami giovani e decorticazioni nelle branche e nelle ramificazioni di età più avanzata. Ogni operazione di potatura deve essere fatta inoltre con utensili ben puliti e sterilizzati per evitare la diffusione di funghi e agenti patogeni che a contatto con la linfa potrebbero attaccare le piante.

Approfondimenti

Siti sull’argomento

  • Innesti serie Malling (inglese) – Wikipedia
  • Portainnesti del melo – Istituto nazionale economia agraria – http://inea.it/isfcaserta/listevarietali/melo.html
  • Forme di allevamento del melo – Bortone vivai – http://www.bortonevivai.it/news/articolo.php?id=forme+di+allevamento+e+sistemi+di+impianto+del+meleto
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