Mandorlo, Prunus dulcis

Descrizione

Il Mandorlo conosciuto con i nomi scientifici di Prunus dulcis, Prunus amygdalus e Amygdalus communis è un fruttifero originario della zona mediterranea. Appartiene alla famiglia delle rosacee come il melo e il pero. È diffuso largamente in Asia centrale e sud-occidentale e in Africa settentrionale. Nel nostro territorio è coltivato in prevalenza al sud e nelle aree pedecollinari.

La pianta è diffusa allo stato naturale in tutto il mediterraneo. Nel nostro paese è presente ampiamente in quasi tutte le regioni, allevato per la produzione del frutto che in parte viene anche esportato.

È una pianta molto produttiva poiché riesce a vegetare a lungo, le piante che crescono in condizioni ottimali riescono a vivere per oltre un secolo. L’altezza media delle varietà è di circa 7-8 metri al massimo sviluppo della pianta, ci possono essere però alcune variazioni soprattutto se si considerano i vari portinnesti disponibili.

Il mandorlo è una pianta utilizzata anche per fini ornamentali soprattutto per la bellezza della sua fioritura, la cultivar più diffusa per questo fine è la ‘Roseoplena’. È albero a portamento eretto con una chioma espansa, deciduo con foglie di colore verde lunghe al massimo 10-12 cm di forma affusolata aventi un margine seghettato.

L’emissione dei fiori è molto precoce, nel meridione le fioriture iniziano già dalla seconda decade di febbraio e continuano per tutto il mese di marzo. Al nord invece si ha un leggero ritardo che può essere compreso tra le due e le tre settimane. I fiori sono a coppa generalmente presenti in coppie ma anche solitari sono larghi circa 5cm e hanno un colore bianco o rosa.

I frutti sono delle noci ricoperte da uno strato protettivo esterno (mallo) che al momento della maturazione dissecca per liberare la noce. Possono avere varie dimensioni, forma e sapore.

La produzione media degli alberi mantenuti in un frutteto familiare, che quindi non ricevono cure intensive e non sono sottoposti a controlli precisi per quanto riguarda le diverse esigenze, si aggira intorno ai 5-12 kg di frutta con guscio.

L’utilizzo delle mandorle è molto vario, si possono consumare come frutta secca, sono molto ricercate per la preparazione di dolci o prodotti industriali come la farina oppure come prodotti per la salute come l’olio di mandorlo dolce.

Cultivar e varietà

Il mandorlo è un frutto abbastanza ricercato, nel nostro paese sono diffuse diverse varietà con caratteristiche uniche alcune di queste sono diffuse unicamente a livello regionale. Le cultivar e le varietà più conosciute sono elencate di seguito:

  • Fascionello
  • Tuono
  • Fra Giulio
  • Pizzutella
  • Pizzuta d’Avola
  • Ferragnes
  • Ferradiel
  • Zia comara
  • Pastanella
  • Filippo ceo

Ci sono poi diverse varietà diffuse principalmente in Europa ma che vengono coltivate anche in Italia, le più importanti sono:

  • Texas
  • Ferraduel
  • Ferragnes
  • Guara
  • Genco
  • Francolì
  • Gareta
  • Thomson
  • Ayles
  • Steliette

Quando si scelgono le cultivar si deve tenere in considerazione un fattore molto importante. Non tutte sono autofertili e per questo motivo si dovrà valutare bene la scelta alternando le varietà autofertili con quelle autosterili.

Portainnesti

Le piante di mandorlo che vengono vendute in vivaio spesso sono piante innestate. In genere si usa il portainneso franco di mandorlo dolce il quale risulta molto resistente e adattabile a diverse condizioni del terreno, tollera molto bene i terreni calcarei, quelli pochi ricchi di sostanza organica e poco irrigui. Lo sviluppo della pianta è molto accentuato raggiunge le dimensioni più ampie che si possono avere con questo fruttifero, il grado di accrescimento è anche piuttosto veloce rispetto ad altre tipologie di portainnesto.

Oltre al portainnesto franco di mandorlo dolce esiste anche la tipologia franco di mandorlo amaro che risulta essere ancora più rustico con la differenza di avere dimensioni più contenute, si possono ottenere così sesti di impianto più fitti.

Un altra tipologia di portainnesto diffusa è il pesco-mandorlo. Questo risulta essere meno rustica non tollera quindi terreni troppo secchi o troppo carenti di sostanza organica e inoltre non possiede la vigoria dei precedenti.

Il metodo di innesto più diffuso per questa pianta è l’innesto a occhio.

Periodo di impianto

L’impianto delle nuove piante di mandorlo si effettua nel periodo primaverile quando sono ormai passate le gelate tardive oppure in autunno scegliendo un giorno di tempo asciutto quando il terreno può essere lavorato senza troppe difficoltà.

Esigenze colturali

Seppure si tratta di un fruttifero che non necessita di molti accorgimenti il mandorlo destinato alla produzione di frutti per la vendita deve ricevere le stesse cure che si riservano per le altre piante da frutto. Solo con un attenta valutazione dello stato di salute della pianta, della sua richiesta di nutrienti e del continuo monitoraggio del mandorleto si possono ottenere buoni risultati di produzione.

Sbagliata è l’idea che la pianta di mandorlo possa produrre buone quantità di frutto se non si segue il suo sviluppo. È necessario quindi praticare le classiche lavorazione al suolo, al manto erboso se presente, somministrare i fertilizzanti e dare le giuste dosi di acqua quando ce n’è bisogno. Soprattutto bisogna rispettare le sue esigenze in fatto di esposizione, tipologia di terreno e di fabbisogno di nutrienti.

Tipo di terreno

Il terreno che si adatta meglio alle esigenze della pianta di mandorlo deve essere necessariamente con un pH basico o sub-basico, non sono tollerati terreni con un pH acido, l’intervallo ideale è quindi di 8-8,5. La pianta sopporta bene terreni contenenti una percentuale di calcare attivo almeno del 5%.

Per quanto riguarda l’umidità del terreno la pianta riesce a vegetare anche su suoli aridi e a produrre comunque un raccolto soddisfacente per un uso familiare. Diversamente se il prodotto è destinato alla vendita è necessario provvedere anche ad un impianto di irrigazione o perlomeno attrezzarsi in modo da far fronte alle esigenze della pianta nei momenti più critici. Vanno evitati in ogni caso i ristagni idrici che molto pericolosi.

La dotazione di sostanza organica non deve essere necessariamente elevata, per le colture intensive si consigliano comunque apporti di fertilizzante.

Sono da evitare tutti i terreni eccessivamente argillosi e quelli asfittici capaci di creare pericolosi ristagni idrici.

Esposizione

Per quanto riguarda le esigenze in fatto di clima il mandorlo necessita di un ambiente con temperature ne troppo calde ne troppo rigide, sono ottimali medie di 20-22 gradi nel periodo vegetativo. Questo è necessario per assicurare che la pianta non venga esposta a pericolose gelate durante le fasi più delicate di crescita. Le gelate nel periodo di fioritura possono portare un danno alla pianta e ad un drastico calo di produzione.

Per l’esposizione si preferiscono sempre zone totalmente soleggiate, soprattutto per l’impianto di un nuovo mandorleto.

Le esigenze di temperatura del mandorlo non sono particolari, ama le estati calde e secche e gli inverni miti. Il periodo di vernalizzazione varia da 300 a 500 ore con una temperatura inferiore ai 7 gradi.

Tecnica di impianto

Similmente ad altre colture anche il mandorlo necessita di un attenta valutazione del terreno e del luogo di impianto soprattutto se si ha intenzione di realizzare un mandorleto qualsiasi sia la sua estensione. Sarà quindi necessario, dopo aver valutato tutte le necessità della pianta e scelto il luogo dell’impianto, iniziare ad effettuare le operazioni di lavorazione del terreno.

Si inizierà con una lavorazione di fondo che può essere un aratura in terreni più argillosi e pesanti oppure una fresatura più leggera.

Per l’impianto vero e proprio delle piante si procederà alla realizzazione delle buche profonde e larghe all’incirca 70-80cm, se il terreno ha poco scheletro si dovrà provvedere all’apporto di materiale grossolano come ghiaia e sabbia da distribuire sul fondo, si effettueranno in questo caso delle buche più profonde.

Le distanze di impianto variano, come spesso accade, in funzione del portainnesto utilizzato e della fertilità del terreno su cui si coltiva. Nei terreni più fertili e con una buona umidità i sesti di impianto possono essere di circa 6×6 metri, diversamente i terreni meno fertili e con scarsa umidità dovranno ospitare le piante distanziate di 6 metri tra le file e 5 m tra i singoli esemplari.

Le piante di mandorlo entrano in produzione in genere dopo il terzo o quarto anno di età. Tuttavia le piante nate da seme possono avere un entrata in produzione più tardiva.

Accorgimenti colturali

Nei mandorleti soprattutto nei primi anni di sviluppo al fine di incentivare la rapida crescita delle piante e la loro entrata in produzione si utilizza tra l’interfilare una coltura da sovescio per permettere ad ogni sfalcio una fertilizzazione del terreno.

Al riguardo è disponibile la guida per le colture da sovescio che permette di capire quali sono le diverse piante destinate allo scopo e come usarle. Nei frutteti con piante già in produzione si preferisce sostituire la coltura da sovescio con del prato, questo agevola le operazioni di raccolta rendendola più pulita e meno laboriosa.

Irrigazione

La pianta di mandorlo ha una buona resistenza alla mancanza di acqua tuttavia se si producono frutti destinati alla vendita è necessario provvedere fin da subito alla progettazione e all’integrazione di un impianto di irrigazione. Nel mandorleto si preferisce utilizzare l’irrigazione a goccia o a spruzzo con microirrigatori. La pianta sopporta periodi di siccità più o meno lunga, in estate però si consiglia di intervenire per non incidere sulla produzione dei frutti.

Gli interventi di irrigazione dovranno essere distribuiti durante la stagione più calda e valutati in frequenza a seconda dell’andamento climatico e delle temperature.

Concimazione

Nei mandorleti è necessario un apporto di sostanza organica e in particolare una somministrazione di azoto soprattutto se si ha a che fare con un terreno mineralizzato ovvero ricco di sali minerali dove la perdita di questo elemento è maggiore.

Questo apporto può essere fatto con la coltura da sovescio nei giovani mandorleti oppure con l’impiego di fertilizzanti appositi chimici oppure con l’utilizzo di concimi organici che possono fornire azoto per un lungo periodo avendo una degradazione lenta (al riguardo è disponibile la guida ai concimi organici)

Per approfondire l’argomento della concimazione del mandorlo fare riferimento all’articolo in link.

Potatura

Gli interventi di potatura sul mandorlo si effettuano sia su giovani piante che su esemplari in piena produzione. Nel primo caso si realizza una vera e propria forma di base che serve per favorire lo sviluppo e la crescita della pianta formando una chioma equilibrata.

L’allevamento del mandorlo per la produzione predilige la forma naturale della pianta, si sceglie spesso la forma a vaso. L’impalcatura ovvero il punto di origine delle branche principali avviene all’incirca a 80 cm da terra con 3-4 branche. La raccolta meccanizzata e i successivi interventi di potatura sono favoriti da questa impostazione, si ha così una chioma che si sviluppa in prevalenza in altezza e in larghezza quanto basta per rispettare le distanze tra le piante e permettere alla luce di penetrare al meglio all’interno della chioma.

Annualmente si effettuano tagli di diradamento sulle ramificazioni più vigorose che si sviluppano durante l’anno, poi si pratica uno sfoltimento della chioma se questa dovesse risultare troppo fitta.

Un altra forma applicabile a questa pianta è quella a vaso basso che consente di mantenere una chioma più contenuta in altezza. Per approfondire in dettaglio è disponibile la guida alla potatura del mandorlo.

Raccolta

Generalmente la raccolta del mandorlo viene effettuata nel mese di settembre quando l’involucro esterno, detto “mallo”, che racchiude il frutto si apre rilasciando la mandorla che ricade sul terreno. In questo periodo inizia la raccolta anche se non tutte le mandorle hanno lo stesso grado di maturazione, per questo motivo nei grandi frutteti si utilizzano anche appositi macchinari per raccogliere i frutti non ancora caduti a terra.

Dopo la raccolta i frutti vengono stesi il più delle volte su grandi piazzali ed esposti al sole in modo che l’eventuale mallo attaccato possa essiccarsi e distaccarsi. Prima di essere conservate le mandorle devono subire più giorni di essiccatura per evitare la presenza di muffe. Le mandorle che non sono completamente secche spesso si irrancidiscono assumono così un sapore amaro che non ne permette il consumo, il più delle volte all’interno si sviluppano delle muffe.

 

Malattie, parassiti e avversità

Il mandorlo è una pianta piuttosto rustica, ci sono però alcune malattie comuni anche ad altre piante fruttifere della stessa famiglia. Le patologie più gravi del mandorlo sono di natura fungina, è necessario quindi effettuare sempre i trattamenti di prevenzione e intervenire fin dalla primavera. Per un calendario dei trattamenti è consigliata la lettura della sezione lavori nel frutteto.

Gli insetti pericolosi per il mandorlo sono:

Malattie fungine favorite da eccessi idrici e alta umidità:

Cascola anticipata dei frutti che in alcuni casi è strettamente legata all’eccessiva irrigazione. Il cancro batterico è una malattia che può essere molto pericolosa per il mandorlo, per contrastarla è necessario mettere in atto le più comuni pratiche agronomiche.

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