Questa pianta conosciuta con diversi nomi è consumata per la sua grossa radice fittonante. Molti orticoltori hanno la necessità di sapere come si può conservare il rafano essendo una radice e quindi un ortaggio “particolare”.
La radice di rafano viene utilizzata prevalentemente per la realizzazione di salse piccanti poiché questa è la sua peculiarità principale: la ‘piccantezza’. Meno note invece sono le sue proprietà “disinfettanti” nei confronti del terreno. Questa specie infatti viene utilizzata per la purificazione dei terreni in quanto le radici allontanano i pericolosi nematodi e alcuni funghi patogeni. È usata spesso anche come coltura da sovescio.
Vediamo allora come può essere conservata questa pianta molto versatile.
Del rafano come sappiamo si consuma la radice questa però non sempre può essere immediatamente lavorata dopo la raccolta e il più delle volte necessita di un periodo di conservazione. La prima cosa da fare è preparare il luogo adatto per la sistemazione delle radice.
Per evitare pericolosi marciumi è necessario che il luogo di conservazione sia ben tenuto, deve avere una temperatura costante e particolarmente bassa, compresa tra i 7 e i 15 gradi. L’umidità deve essere costante ma non troppo elevata con valori intorno al 60-65%. Il metodo migliore per conservare la radice di rafano è quello di disporre i singoli fittoni su strati di sabbia alternati. In alternativa alla sabbia forse un po’ scomoda da utilizzare si può scegliere la paglia, ben pulita ed asciutta.
Le radici prima di essere stipate dovranno essere ripulite per bene eliminando ogni traccia di terra e scartando tutte quelle che presentano danni, marciumi eccetera. Quelle lievemente danneggiate possono essere tenute da parte in una cassetta sempre disposte su paglia in modo che nel caso marcissero non compromettano il resto del raccolto.
Se non si dispone di un luogo simile, con condizioni adatte è possibile utilizzare anche il semplice scomparto dell’ortofrutta del frigo. Le radici ben pulite possono essere avvolte in della carta leggermente umida. Questo metodo di conservazione è però ridotto rispetto alla stratificazione indicata prima con soli 4-5 giorni rispetto ai 7-10.
Un altro metodo di conservazione è quello del congelamento o meglio ancora della surgelazione che però richiede attrezzature adatte. Il congelamento può avvenire in freezer : si lavano bene le radici in modo da togliere ogni traccia di terra, si asciugano per bene e poi si conservano in sacchetti di plastica del tipo Cuki gelopiù della taglia adatta alle dimensioni della radice.
L’ultimo metodo meno usato è la disidratazione in seguito all’essiccamento al sole. Questa pratica però riduce di molto le qualità del rafano diminuendo sia i nutrienti che le tipiche caratteristiche organolettiche del prodotto.
Per ulteriori chiarimenti sia sulla pianta che sulle operazioni post-raccolto puoi consultare la scheda di coltivazione del rafano presente sul sito.