Gli Innesti delle Piante da Frutto

La guida che stai per leggere vuole introdurre i concetti fondamentali che stanno alla base dell’innesto. Una pratica agronomica ovvero un metodo che tra le altre cose si basa su studi di biologia vegetale, l’innesto delle piante da frutto è una pratica diffusa e facilmente attuabile anche da un non esperto.

Per padroneggiare al meglio questa tecnica è però necessario capire il suo funzionamento e soprattutto lo scopo per cui viene utilizzata. In questo articolo troverai le informazioni di base e una panoramica su quelle che sono le procedure di innesto più diffuse sugli alberi da frutto.

Scopi principali della pratica dell’innesto

Come altre pratiche agronomiche l’innesto ha solide basi scientifiche e nel passare degli anni gli studi e la ricerca genetica stanno ampliando sempre più le conoscenze in materia permettendo nuove sperimentazioni e risultati.

Ci sono alcuni aspetti fondamentali che hanno portato al successo di questa pratica, tra quelli più importanti c’è sicuramente la conservazione delle caratteristiche della pianta. La riproduzione delle piante superiori avviene molto spesso per via sessuata (via gamica) e questo significa che il nuovo individuo avrà un patrimonio genetico diverso da quello delle piante che lo hanno generato.

Diversamente accade se una pianta riesce a riprodursi per via asessuata (o agamica). Questa proprietà è comune a moltissime specie arboree, arbustive ed erbacee. Alcuni tessuti delle piante infatti hanno la capacità di emettere nuove radici o di continuare come nel caso dell’innesto a ricevere nutrimento se trasferite su un altro individuo tramite una separazione. In questo modo non sia ha un rimescolamento di geni ma si ha un vero e proprio clone della pianta madre e nel caso dell’innesto si avrà un unione di due individui differenti ma compatibili.

Lo scopo principale dell’innesto è quindi la conservazione del patrimonio genetico di una specie, in molti casi si parla di cultivar senza la possibilità di variazioni. Questa pratica è molto utile nell’ambito della frutticoltura in quanto si ha la certezza di ottenere sempre frutti con le stesse caratteristiche della specie di origine.

Un altro importante aspetto è quello della capacità di adattamento del portainnesto alle varie condizioni di coltivazione. Il portainnesto è la pianta usata per accogliere il nesto ovvero la porzione di pianta di cui si vogliono conservare le proprietà. Molto spesso si ha a che fare con terreni con condizioni non ideali per la varietà innestata e per questo motivo si ricorrere all’utilizzo di un portainnesto adatto alla coltivazione in un determinato luogo, ciò rappresenta una possibilità molto vantaggiosa.

La possibilità di influenzare le dimensioni della vegetazione della pianta è un altro aspetto molto utile nella frutticoltura. Questa capacità che viene regolata dalla scelta del portainnesto porta a piante che possono adattarsi in modo ottimale ai diversi sesti di impianto (distanze tra le piante). I portainnesti che favoriscono lo sviluppo di una chioma abbondante vengono chiamati portainnesti vigorosi, al contrario quelli capaci di sviluppare una chioma contenuta vengono definiti portainnesti nanizzanti.

Su quali piante viene praticato l’innesto

Questa pratica effettuata per piante da frutto prevede principalmente l’utilizzo di portainnesti derivati da piante giovani che in genere hanno da 6 mesi ad un anno di vita.

Gli innesti però possono essere realizzati anche su piante molto più vecchie, tuttavia questa pratica viene praticata su piante non destinate alla produzione industriale e quindi per puri motivi “hobbistici”. Le necessità di una produzione industriale e quindi la continua richiesta di mercato da soddisfare non è compatibile con questa pratica. Basta immaginare il tempo che richiede tale pratica per la realizzazione, la presenza di personale qualificato, l’osservazione e le cure nelle fasi successive alla realizzazione. Ciò ovviamente non è compatibile soprattutto in termini economici e di tempo, si preferisce quindi allevare direttamente nuovi impianti con cultivar prescelte.

Interventi di innesto possono essere praticanti anche su piante non più produttive o che non hanno dati buoni risultati con l’innesto precedente. In questi casi si parla di reinnesto che può essere effettuato poco sopra il punto di innesto precedente quindi eliminando gran parte della pianta oppure su una parte della chioma magari non troppo sviluppata. Anche questa pratica difficilmente trova applicazione in impianti destinati alla vendita del prodotto finale.

Gli innesti sono molto praticati anche su piante che presentano problematiche come danni da intemperie o gelo. Non è raro applicare questa pratica anche su piante colpire da carie del legno o particolari malattie, in questi casi se la parte delle pianta interessata non coinvolge il fusto principale un intervento di questo tipo può evitare di sostituire l’intera coltura.

Infine è necessario dire che l’innesto viene praticato soltanto su specie affini, ad esempio l’innesto del pero si effettua principalmente su piante di cotogno, resistenti e compatibili con la specie di Pyrus communis. In realtà la parola affine potrebbe trarre in inganno, il requisito base e che le due specie innestate siano compatibili, come è possibile notare il cotogno e il pero sono due specie diverse ma compatibili, ciò permette la pratica dell’innesto. Questo argomento però merita di essere approfondito, vediamo allora i dettagli.

L’affinità delle piante da frutto

Nella classificazione sistematica e più precisamente nella classificazione botanica esistono diversi livelli. Alla nascita del sistema di classificazione molti particolari, come ad esempio il genoma caratteristico degli esseri viventi, non erano ancora conosciuti. Per questo motivo si tendeva a raggruppare le piante secondo caratteristiche comuni che in gran parte oggi vengono ancora conservate in quanto valide e confermate appunto da studi sul genoma.

La tecnica dell’innesto richiede che le due piante unite siano affini cioè abbiano in comune gran parte del patrimonio genetico. La possibilità che due specie siano compatibili per l’innesto aumenta di molto nel caso si scelgono due individui della stessa specie ma diminuisce progressivamente nel caso si scelgono due specie appartenenti allo stesso genere e così via fino a risalire i livelli di classificazione.

Cosa succede praticando un innesto su specie non totalmente affini? Possono avvenire varie situazioni, i caratteri di una pianta sono molti e parecchio vari tra le specie, in generale però si può capire subito quando due specie non sono affini in quanto la crescita della pianta è stentata, la produzione di frutti è molto rallentata oppure molto scarsa e così via.

Il momento migliore per innestare

Definire il periodo giusto o il periodo esatto per praticare l’innesto è impossibile. Le condizioni climatiche differiscono molto da regione a regione e nello stesso periodo dell’anno si possono avere temperature molto diverse al sud rispetto al nord.

Il momento ideale per praticare l’innesto sulla pianta è in piena ripresa vegetativa, questo momento permette alla pianta una produzione di materia cicatrizzante che non avviene nel periodo di risposo vegetativo.

Tuttavia questo non è sempre vero, in alcune specie infatti si ha una copiosa produzione di lattice che impedisce la corretta riuscita dell’operazione. Ci sono poi da considerare le condizioni atmosferiche che possono influire anche di molto sulla riuscita, umidità, caldo intenso, piogge frequenti sono tutte variabili da tenere in considerazione.

Grazie all’esperienza e alle prove sul campo si può definire un periodo indicativo nel quale operare sulle diverse specie di alberi da frutto, nella seguente tabella sono indicati i periodi migliori per praticare sia gli innesti che i reinnesti ovvero l’innesto praticato su un intermediario tra il nesto e il portainnesto. A seconda del tipo di innesto scelto le epoche in cui è possibili praticarlo variano.

Specie da innestare Periodo di innesto
Noce marzo-maggio oppure fine estate
Cachi fine del periodo estivo
Vite Da agosto a settembre
Fico da marzo a maggio
Kiwi marzo e aprile
Melo marzo-aprile
Pero aprile
Castagno maggio e giugno
Agrumi da aprile a giugno
Mandorlo aprile-giugno
Nocciolo maggio e giugno
Nespolo aprile e giugno

Tipologie di innesto

Passiamo ora alla fase finale di questa guida mostrando le principali tecniche di innesto che è possibile praticare sulle piante da frutto. Le varie tipologie di innesto si possono racchiudere in due grandi gruppi: innesti a marza e innesti a gemma.

Il primo gruppo quello degli innesti a marza prevede che il nesto sia una porzione di ramo dotata di almeno due o anche più gemme a legno. A questo gruppo appartengono varie tipologie che si differenziano per il taglio e il tipo di applicazione. Tra quelli più diffusi ci sono:

  • Triangolo
  • Corona
  • Spacco, con alcune varianti
  • A sella

Il gruppo degli innesti a gemma richiedono invece che il nesto sia composto da una gemma comprensiva di una porzione di corteccia. In questo gruppo gli innesti più diffusi sono:

  • Maiorchina
  • Pezza
  • Scudetto
  • Anello

Ci sono poi altre pratiche di innesto come quello per approssimazione che prevede il contatto tra due fusti, dove prima viene rimossa la corteccia più esterna. Tuttavia questa tecnica è molto rara e non viene quasi mai applicata per piante da frutto.

Una pratica di innesto usata per migliorare il portainnesto è chiamata rinvigorimento, viene usata nel caso in cui il portainnesto presenti problemi di sviluppo e non dimostra abbastanza vigoria per lo sviluppo della chioma.

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