Descrizione
La Stephanotis floribunda è una pianta appartenente alla famiglia delle Asclepiadaceae. Si tratta di un arbusto rampicante, originario del Madagascar, viene spesso chiamata infatti con il nome di Gelsomino del Madagascar. Dato il suo luogo di origine (foreste tropicali e sub-tropicali), la pianta è abituata a poca luce e alta umidità.
Viene impiegata principalmente per la bellezza della sua fioritura, anche il fogliame però ha una notevole rilevanza estetica.
I fiori sono di colore bianco e ricoperti da una sottile patina cerosa, sono raccolti in infiorescenze in numero massimo di dieci, hanno un calice allungato e sono a forma di stella.
Le foglie di forma ovale sono di consistenza coriacea, lucide e di colore verde intenso sulla pagina superiore più chiare su quella inferiore. Sono lunghe circa 10cm e disposte in modo alternato lungo i fusti.
La pianta può essere coltivata all’esterno nei climi più caldi oppure in vaso, in ogni caso viene fornita di sostegni verticali per permettere l’arrampicamento dei fusti, in genere lo sviluppo in vaso permette alla pianta di raggiungere altezze più contenute, circa 3,5-4 metri a fronte dei 5-5,5 di quelle cresciute in piena terra.
Messa a dimora
La messa a dimora delle piante di gelsomino del Madagascar avviene nel periodo primaverile.
Tipo di Terreno
Il terreno ideale per la pianta di Stephanotis floribunda è un composto formato da due parti di torba, una parte di sabbia e una parte di perlite espansa.
Esposizione
L’esposizione ideale per la pianta di Stephanotis floribunda è in ombra, scegliere un posto al riparo dai raggi diretti del sole e che sia ben illuminato. Nel periodo invernale la temperatura minima non deve scendere sotto i 10 gradi, è bene quindi valutare prima la sua eventuale coltivazione diretta all’esterno.
Fioritura
La fioritura della Stephanotis floribunda ha inizio nel periodo primaverile e a volte può protrarsi anche per il periodo estivo.
Moltiplicazione
La moltiplicazione del gelsomino del Madagascar si può effettuare per talea.
Le talee apicali vengono prelevate nel periodo primaverile, devono avere una lunghezza di circa 7-10cm.
Si preparano dei vasi non troppo grandi, circa 10-15cm di diametro, vengono riempiti in parti uguali di sabbia e torba. Le talee potranno essere trattate con polveri di ormone radicante sui tagli per favorire la formazione di radici.
I vasi dovranno essere tenuti a temperatura costante di circa 20 gradi, meglio se tenuti in serra o in un ambiente simile che possa fornire anche un umidità elevata dell’aria.
Accorgimenti colturali
La coltivazione nel nostro paese viene effettuata prevalentemente in appartamento poiché le basse temperature invernali porterebbero alla morte della pianta. In appartamento è bene scegliere un posto lontano da fonti di calore, ben illuminato e con un buon ricambio di aria.
I rinvasi sono da effettuare annualmente nel periodo primaverile, è possibile impiegare vasi più grandi di 10-15cm utilizzando lo stesso substrato di origine.
Quando la pianta avrà raggiunto l’altezza di circa 3 metri e mezzo potrà essere rinvasata ogni 3 anni.
Le concimazioni potranno essere effettuate nel periodo di ripresa vegetativa ovvero dal periodo primaverile fino a quello estivo. Si utilizza in genere un concime liquido composto da una quantità maggiore di potassio, da somministrare in concomitanza con le innaffiature ad intervalli di due settimane.
Per le innaffiature le piante giovani e in accrescimento avranno bisogno di un quantitativo maggiore di acqua.
In estate le innaffiature dovranno essere almeno due settimanali, mantenendo sempre il terriccio con un certo grado di umidità. Per le innaffiature è consigliabile dell’acqua piovana.
Nei periodi di caldo intenso è possibile nebulizzare le foglie con acqua piovana a temperatura ambiente. Se l’aria è particolarmente secca sarà inoltre necessario dotare la pianta di un sottovaso con ghiaia e acqua in modo che l’evaporazione fornisca alla pianta il giusto grado di umidità.
In inverno invece le innaffiature dovranno essere ridotte, circa ogni 8-10 giorni in quanto la pianta entra in riposo vegetativo.
Per quanto riguarda le potature è possibile iniziare nel periodo di fine inverno, si accorciano le ramificazioni principali a circa metà della loro lunghezza, si eliminano le ramificazioni vecchie, quelle danneggiate e quelle malate. Le ramificazioni secondarie vengono accorciate fino a 10cm della loro lunghezza.
Malattie, parassiti e avversità
Tra gli insetti che possono colpire la pianta di Stephanotis floribunda c’è il Ragnetto rosso.
La pianta di Stephanotis floribunda può presentare alcuni sintomi che possono essere segno di errati accorgimenti colturali.
L’ingiallimento del fogliame ad esempio può essere segno di bruschi sbalzi di temperatura, concimazioni squilibrati o utilizzo di acqua calcarea.
I fiori che cadono anzitempo possono essere un sintomo di troppe innaffiature o temperature troppo basse.
Questi ultimi due eventi possono essere provocati anche da uno spostamento della pianta in vaso, in questo caso nuove condizioni di luminosità e umidità possono sconvolgere l’equilibrio della pianta e portare ad una perdita del fogliame o dei fiori.
La mancata fioritura è dovuta probabilmente ad un riposo vegetativo troppo breve della pianta. Nel periodo invernale la Stephanotis floribunda ha bisogno di una temperatura più bassa, non inferiore ai 10 gradi, soltanto in questo modo con l’avanzare della primavera e l’aumento della temperatura la pianta potrà entrare in fioritura.
Altre cause possibili sono: poca luce, valori di umidità e temperatura non adatti alla pianta.