Concimi organici, quali sono e come si usano

Un intervento colturale molto importante per il terreno è la concimazione. Questa pratica viene utilizzata da secoli e rappresenta il metodo principale per apportare al terreno i nutrienti necessari per lo sviluppo delle colture.

In questa guida voglio illustrarti quali sono i concimi organici più diffusi e come si usano, prima però voglio spiegarti brevemente cos’è un concime organico e perché viene utilizzato.

La concimazione

La pratica della concimazione, o come viene spesso definita fertilizzazione, può essere considerata una fase della coltivazione, viene applicata per diversi scopi. Sin dagli albori dell’agricoltura l’uomo utilizza risorse naturali per apportare al terreno le sostanze di cui ha bisogno. I concimi organici sono tra questi e sono anche i più usati grazie al fatto che sono di origine naturale e quindi facilmente reperibili.

Questa pratica non viene utilizzata solo in agricoltura, infatti anche le colture ornamentali ne traggono un buon vantaggio. Le piante coltivate in vaso poi sono tra quelle che più necessitano di questa pratica in quanto il loro apparato radicale si sviluppa in un terreno limitato e ha quindi bisogno di un apporto continuo di nutrienti.

Perché viene effettuata la concimazione? Ne abbiamo già trattato in un articolo dedicato alle varie tipologie di concimazione ma voglio approfondire ulteriormente l’argomento dando ulteriori informazioni al riguardo.

Le piante crescono grazie a diversi elementi, tra quelli principali ci sono: l’aria, l’acqua e il terreno. Nel terreno però sono presenti numerose sostanze nutritive che permettono lo sviluppo dei tessuti verdi della pianta, la formazione delle parti legnose, la produzione di fiori e di frutti. Ognuna di queste fasi necessita in misura più o meno maggiore di nutrienti che sono: i macroelementi, i microelementi e talvolta indicati anche i meso-elementi che vengono dai più divisi negli altri due gruppi.

Le carenze di queste preziose sostanze possono portare a vari squilibri che si manifestano spesso a carico delle foglie, dei frutti e in generale nella parte aerea della pianta. In passato e ancora oggi vengono condotti vari studi sulle carenze di nutrienti per le piante e spesso vengono evidenziate le profonde conseguenze che elementi necessari in quantità molto piccole possono portare in caso di assenza nel terreno di coltivazione.

Questo fenomeno ha un profondo impatto sulla resa del raccolto in ambito agricolo e anche dal lato ornamentale è divenuto un problema da non sottovalutare. Sono perciò indispensabili la scelta di un buon substrato di coltivazione e la successiva somministrazione di concime per ottimizzare i risultati della coltura.

L’impoverimento del terreno, come avviene?

I fattori che determinano l’impoverimento di un terreno sono molti, tra quelli principali possiamo citare:

  • La perdita di nutrienti procurata dalle piante. La misura in cui ciò avviene dipende dal tipo di coltura e dalla densità dell’impianto.
  • Perdita di nutrienti per volatilizzazione, questo fenomeno interessa in misura maggiore l’azoto.
  • Erosione, questo fenomeno dovuto all’azione dell’acqua piovana e di irrigazione interessa tutti i suoli e i metodi di coltivazione che richiedono un substrato. La quantità di elementi persi a causa dell’azione dell’acqua dipende dalla struttura e dal tipo di terreno.
  • Lisciviazione il fenomeno in questione interessa in misura maggiore i terreni molto permeabili e i luoghi interessati da una piovosità molto marcata. Gli elementi più soggetti a questo fenomeno sono il magnesio, il calcio e il sodio.

Differenze rispetto ad altri concimi

Dopo una doverosa introduzione agli aspetti generali della concimazione e le possibili perdite di nutrimento del terreno, analizziamo nel dettaglio quali sono le differenze, i vantaggi e i possibili usi alternativi dei concimi organici.

Diversamente dalle concimazioni chimiche o com’è meglio definirle concimazioni mirate in quanto possono fornire singoli o particolari gruppi di nutrienti, le concimazioni organiche hanno invece un insieme di elementi ben più vario.

Il concime organico data la sua natura può essere anche un ottimo ammendante, possiede quindi la capacità di migliorare la struttura del terreno, spesso infatti vengono usati proprio a questo scopo.

Il crescente allevamento di animali fornisce una straordinaria quantità di fertilizzante organico utile per l’impiego nell’agricoltura, questo permette anche di reperirlo a basso costo rispetto ad eventuali concimi liquidi che devono essere necessariamente realizzati in laboratorio.

Altre tipologie di concimi come quelli minerali poi, necessitano di una lavorazione industriale per essere disponibili all’impiego in agricoltura. Diversamente i concimi organici di solito non necessariamente richiedono una lavorazione e spesso sono il risultato di parti di scarto di altri processi industriali.

I concimi organici, la loro composizione

Si tratta di prodotti formati da composti biologici che hanno origine esclusivamente da animali o da vegetali, pertanto vengono definiti organici.

I concimi organici sono utili all’apporto di sostanze nutritive per le piante in quanto i composti biologici del carbonio che vanno a formarli sono legati chimicamente in forma organica a i nutrienti essenziali che sono generalmente Azoto e fosforo. Posseggono inoltre come accennato prima una serie di nutrienti in quantità molto inferiori e variabili che fanno parte del gruppo dei micronutrienti, tra questi ci sono: ferro, zinco rame, boro, cloro eccetera.

Oltre i nutrienti sotto varie forme, i concimi di questo tipo contengono percentuali variabili di:

  • Acqua
  • Materiale legnoso
  • Cellulosa
  • Materiale vegetale
  • Materiale secco di varia natura

Come vengono raggruppati i concimi organici

Data la loro grande variabilità nella composizione i concimi di origine organica vengono ulteriormente divisi in due gruppi, che sono:

Concimi organici azotati, secondo le norme vigenti i concimi che si avvalgono di questa dicitura devono contenere e dichiarare sulla confezione una quantità di azoto organico proveniente esclusivamente da fonte biologica. Questi composti non posseggono quantità rilevanti di fosforo e potassio e possono contenere anche altri microelementi in quantità variabile.

L’altro gruppo di concimi organici sono detti NP che contengono unicamente azoto organico e fosforo di origine biologica. Come per l’altro gruppo possono contenere altri macronutrienti e elementi secondari ma non hanno quantità di potassio rilevanti.

Quali sono i concimi organici più diffusi

I concimi organici diffusi sono molti data la grande varietà di possibili fonti da cui hanno origine. Quelli più commercializzati sono diversi ed è possibile rinvenirli quasi dappertutto, segue un elenco con la relativa descrizione.

 

Pennone, così definito per via dell’origine del materiale, ossia piume e penne di animali di allevamento. Si tratta di scarti che non trovano impiego in altre lavorazioni e che quindi devono essere eliminati, trovano però un buon impiego come fertilizzante. Il pennone contiene una percentuale variabile di azoto organico compreso tra il 13% e il 14%. Le diciture su prodotti di questo tipo devono contenenere necessariamente la quantità di azoto organico presente, facoltativa è invece la percentuale di carbonio organico di origine biologica.

Guano, vengono definiti in questo modo i prodotti che hanno origine dagli escrementi di uccelli, in maggioranza da uccelli marini. Fanno parte di questo gruppo però anche i prodotti di origine dai residui di pesce di cui gli uccelli stessi si nutrono. Questi residui e il guano stesso si trova in grandi giacimenti naturali diffusi soprattutto nell’America meridionali. La composizione del guano è molto variabile, può contenere una percentuale di azoto organico che va dal 3% al 9%, fosforo dal 3% al 20% e potassio tra 1 e 4%. Data la loro composizione i guani vengono definiti concimi organici NP.

Pelli di animali e crini. Si tratti di scarti animali che non trovano altro impiego e che possono essere utilizzati per la produzione di concime in virtù della loro composizione chimica. In genere questi scarti derivano dalle lavorazioni delle pelli o da macellazione di animali destinati al consumo umano. Questi concimi hanno un contenuto di azoto organico del 12-13% e a volte possono presentare anche un contenuto di anidride fosforica pari all’1%.

Letame o stallatico, questo prodotto è formato da escrementi di animali di allevamento misti a lettiera e urina. In genere i più diffusi letami sono quelli di origine equina, bovina, suina e ovina. La percentuale di elementi è molto variabile a seconda delle specie animale da cui provengono e dalla quantità di fluidi presente. In genere il letame di maiale di allevamento possiede un contenuto di azoto pari a circa 4%, fosforo 2% e potassio 6%. I letame di cavallo contiene il 6% di azoto, 2% di fosforo e 7% di potassio. Il letame di mucca è composto mediamente dal 3% di azoto, 1% di fosforo e 3% di potassio. Il letame proveniente da allevamenti ovini ha una quantità media di azoto organico dell’8%, fosforo 2% e potassio 8%. Il letame ha un ottimo potere ammendante e viene utilizzato anche per migliorare la tessitura del terreno.

Cuoiattoli o residui di pelle. Sono scarti di produzione che vengono prodotti dalla lavorazione di pelli, vengono trattati con diversi prodotti oppure subiscono un processo di torrefazione prima di essere commercializzati. Hanno una percentuale di azoto organico variabile dal 5 al 10%.

Farina di sangue, questo prodotto deriva dal sangue degli animali destinati alla macellazione. Ha una composizione molto variabile ma in genere comprende una percentuale di azoto organico che va dal 9% al 12% e contiene anche piccoli percentuali di fosforo in genere dello 0,5% all’1,5% in forma di anidride fosforica e potassio dallo 0,6% allo 0,8% sotto forma di ossido di potassio e calcio con percentuali di circa 1,1-1,4% sotto forma di ossido di calcio.

Farina di carne, questo composto ha origine dalla macellazione della carne. Comprende anche porzioni di ossa e cartilagini e per questo motivo la sua composizione è molto variabile. Generalmente ha una disponibilità di azoto organico compresa tra il 10% e il 14%. Può contenere anche una percentuale variabile di fosforo in forma di anidride fosforica che può arrivare anche all’8,5% in questo caso viene classificato come concime organico NP.

Panelli, sono scarti prodotti in seguito all’estrazione di olio, la loro composizione è molto variabile a seconda del vegetale di origine. Contengono mediamente una quantità di azoto organico che va dal 3 al 7,5%. Possono anche contenere piccole quantità di fosforo e potassio.

Borlanda essiccata, viene definito con questo nome il prodotto essiccato ottenuto tramite centrifugazione del melasso. In genere la borlanda essiccata contiene al minimo il 3% di azoto organico, il 20% di carbonio organico e il 6% di potassio in forma di ossido di potassio solubile in acqua.

Polvere di corna o di zoccoli, viene anche chiamata con il termine cornunghia. È realizzata con corna e zoccoli di animali destinati al macello. Può essere utilizzata dopo macinazione degli organi utilizzati oppure dopo un procedimento di torrefazione che permette una decomposizione migliore una volta impiegata sul terreno. In questo concime il contenuto di azoto organico varia dal 9% al 13%, arriva anche a percentuali del 15% nel caso subisce il processo di torrefazione. A seconda dell’origine del prodotto le polveri di cornunghia possono contenere una percentuale anche rilevante di anidride fosforica a volte superiore al 3%, per questo motivo concimi di questo tipo sono classificati come concimi organici NP.

Borlanda di origine vitivinicola essiccata. Questo prodotto deriva dalle lavorazioni effettuate sui residui dei prodotti di origine vitivinicola. Ha un contenuto di carbonio organico pari e non inferiore al 20% e un contenuto di azoto organico di almeno 2%.

Cascami di lana, si tratta dei residui di lavorazione della lana che richiedono una lavorazione poco conveniente dal lato economico per esseri ripuliti e che quindi si preferisce utilizzare per altri scopi. Data la sua natura per migliorare la solubilità dei nutrienti che la compongono i residui di lana vengono trattati con acidi e con processi che la mettono a contatto con vapore acqueo. La sua composizione in nutrienti è molto variabile. Possono contenere dal 5 al 15% di azoto organico e fosforo e potassio in quantità molto inferiori che non superano lo 0,2%.

Farina di pesce, questo concime organico ha origine dagli scarti di lavorazione industriali del pesce, gli scarti vengono dapprima trattati con vapore, successivamente essiccati e ridotti in polvere. A seconda della specie di pesce da cui hanno origine la composizione di questi concimi è molto variabile, si va dal 5 al 12% di azoto organico dal 3 al 7% del fosforo in forma di anidride fosforica. I fertilizzanti composti da farina di pesce vengono classificati come concimi organici NP.

Polvere di ossa, anche questo prodotto deriva da scarti di origine animale, in particola dalle ossa degli animali destinati alla macellazione. Prima di essere ridotti in farina le ossa vengono sgrassate e solo successivamente macinate per permettere una migliore cessione dei nutrienti una volta distribuita la polvere sul terreno. Possono subire anche un altro processo chiamato degelatinizzazione, successivamente vengono macinate. A seconda del processo che subiscono prima di essere macinate possono avere differenti composizioni in nutrienti. Nel primo caso se le ossa subiscono il processo di sgrassaggio possono avere una percentuale di azoto organico media del 2% e un contenuto di fosforo in forma di anidride fosforica del 18%. Nel secondo caso invece hanno un contenuto di fosforo del 2% e un contenuto di azoto dell’1%. I concimi derivanti da polvere di ossa vengono definiti concimi organici NP.

Pollina, questo concime è composto da deiezioni di volatili, principalmente da polli e galline da allevamento. Per diminuire la basicità e limitare le perdite di azoto alla pollina può essere integrato del gesso, della torba acida o del terriccio, non è raro anche la presenza di paglia. La pollina contiene un contenuto minimo di azoto organico pari al 2%, e un contenuto di fosforo in forma di anidride fosforica del 2%. I prodotti di questo tipo vengono definiti concimi organici NP.

Altri concimi molto diffusi che contengono prevalentemente micronutrienti e mesoelementi utili alle piante sono i seguenti:

Farina di alghe rosse detta anche litotaminio, si tratta di una polvere ottenuta dalla macinazione di alghe rosse essiccate, appartenenti alla specie Lithothamnium calcareum. Questa composizione è molto ricca di carbonato di calcio con valori in percentuale che variano dall’80% all’85%. In più contiene anche il 10-15% di magnesio e in percentuali minori altri elementi. Questo prodotto trova impiego anche per la lotta biologica ai parassiti.

Humus, composto prevalentemente dalla decomposizione di vegetali ma anche da insetti e in genere dalla microfauna presente degli stati più superficiali del terreno. Data la sua natura molto variabile è difficile fare una stima dei nutrienti presenti nel concime umifero.

Humus di lombrico, questo particolare concime che sta conoscendo una diffusione sempre maggiore, ha origine dalle deiezioni dei lombrichi. Ha una composizione particolare che varia a seconda del tipo di alimento fornito alla popolazione di lombrichi e anche in minima parte dalla specie di lombrico allevata.

Sfalci di monocolture, si tratta di coltivazioni da sovescio coltivate per il loro contenuto di azoto in genere abbastanza elevato. Vengono coltivate e poi dopo la falciatura lasciate decomporre sul terreno. Tra queste colture le più diffuse sono il lupino, la fava o il favino, facelia, rafano e senape.

Cenere di legna, ultima ma non in ordine di importanza è la cenere di legna. Anche in questo caso a seconda dell’origine del materiale arso la cenere può avere una composizione differente. In genere è presente una buona percentuale di Fosforo e potassio e in misura minore altri microelementi come calcio e magnesio.

 

Come usare i concimi organici

Ogni tipologia di concime va utilizzata secondo le reali necessità della coltura e a seconda della tipologia di pianta coltivata. Nelle coltivazioni in vaso ad esempio si preferiscono utilizzare fertilizzanti liquidi facilmente e immediatamente disponibili alla pianta, oppure a seconda dei casi anche fertilizzanti in forma solida a lenta cessione per distribuire i nutrienti lentamente nel tempo e in modo graduale.

Certamente si dovrà valutare la scelta dell’uso delle differenti tipologie di concime a seconda della necessità della coltura. Coltivazioni in vaso o in serra traggono un maggior vantaggio dalle fertirrigazioni ovvero dalle concimazioni liquide somministrate con acqua, sono pulite e non richiedono un grosso lavoro di distribuzione, possono infatti anche essere somministrate in automatico con impianti di irrigazione.

La concimazione organica è molto adatta nella fase di presemina ovvero la fase che precede l’operazione della semina. Se si tratta di concime ancora fresco è meglio preferire la distribuzione qualche mese prima dell’impianto dei vegetali, in modo da dare tempo alla materia di decomporsi senza il pericolo di danneggiare l’apparato radicale delle piante.

Per la somministrazione dei concimi organici si deve quindi tenere conto delle diverse situazioni e delle reali possibilità. Un altro aspetto molto importante che determina l’uso e la quantità di somministrazione di un fertilizzante organico è quello dell’avvicendamento delle colture, ad esempio le coltivazioni di leguminose non necessitano di somministrazione di azoto, in questi casi un associazione tra leguminose e altre colture che non sono capaci di sintetizzare autonomamente l’azoto può essere molto produttiva facendo risparmiare tempo e denaro per la concimazione.

Tuttavia ogni situazione deve essere valutata attentamente, in ogni caso i metodi di somministrazione dei concimi organici sono diversi e a volte simili ai metodi per altre tipologie di concime, vediamo quelli più diffusi nell’agricoltura moderna:

  • Spargimento diretto in superficie. Questo metodo può essere effettuato manualmente su piccoli appezzamenti di terreno, su grandi superfici invece vengono adottati trattori con rimorchi spandiletame capaci di distribuire in modo uniforme e veloce i concimi in superficie. Questa operazione viene fatta prima della semina e a scelta prima o dopo le lavorazioni di fondo.In genere le lavorazioni che seguono sono la fresatura oppure a seconda delle caratteristiche del terreno si possono effettuare anche delle arature necessarie soprattutto in terreni che si compattano facilmente.
  • Somministrazione di concime a strisce. Questa pratica è attuata soprattutto nelle coltivazioni industriali al fine di aumentare le probabilità di germinazione dei semi in alcuni terreni in cui la specifica composizione rende più difficile tale fase. È utilizzata anche per somministrare elementi in quantità limitate e mirate.
  • Concimazione mirata o meglio limitata ad una posizione precisa. Questo tipo di concimazione viene effettuata in genere quando si tratta di concimazioni di copertura ovvero quando il tipo di concimazione serve ad apportare un ulteriore elemento alla pianta. Si usa anche quando la quantità di concime è limitata oppure il tipo di coltura presenta un apparato radicale poco sviluppato.

Cenni per la valutazione della fertilità del suolo

Concludiamo questa guida inserendo alcune informazioni di base per la verifica delle condizioni di fertilità di un suolo destinato alla coltivazione di colture ortofrutticole e ornamentali.

Diversi sono i fattori che influenzano la disponibilità dei nutrienti del terreno, come abbiamo potuto vedere nei paragrafi precedenti.
Ma a cosa serve realmente conoscere la quantità di elementi presenti nel substrato di coltivazione? La risposta è alquanto semplice e consiste nell’avere delle informazioni essenziali per procedere a successivi interventi di concimazione.

I metodi per identificare i nutrienti carenti o presenti in dosi eccessive in un terreno sono diversi, tra quelli certi ci sono:

  • Analisi in laboratorio dei tessuti delle piante coltivate.
  • Verifica di eventuali fisiopatie dovute a squilibri a carico del fogliame.
  • Test di laboratorio sulle piante e sulle loro fasi di crescita.
  • Test diretti su porzioni di terreno.

Il primo punto può essere condotto dapprima con un indagine visiva e successivamente con analisi di laboratorio per confermare le prime ipotesi formulate. Questa pratica permette essenzialmente di stabilire il rapporto tra i nutrienti assorbiti dalla coltura e quelli presenti nel terreno di coltivazione.

La verifica di carenza di nutrienti sulle piante può essere fatta facilmente tramite una prima osservazione visiva dello stato del fogliame. Si tratta appunto dell’osservazione della parte epigea della pianta ovvero: foglie, fiori, fusti e frutti.

Tuttavia anche l’apparato radicale può presentare tipici problemi di sviluppo e classici segni di carenza da nutrienti. Il quadro di identificazioni di tali carenze è molto ampio e per questo motivo è bene fare riferimento alle schede di coltivazione in cui sono indicati alcune tipiche sintomatologie che le piante manifestano in caso di ridotta quantità o eccessi di alcuni elementi.

Come spiegato all’inizio la richiesta di particolari nutrienti può essere maggiore in alcune fasi della crescita della pianta come l’invaiatura ovvero la fase di maturazione dei frutti e la fioritura. L’osservazione dello stato di crescita e la successiva analisi in laboratorio di campioni di piante ai vari stadi di crescita permette di capire meglio eventuali carenze o eccessi di elementi.

Infine ci sono i testi diretti su campioni di suolo che permettono di verificare la quantità di uno o più elementi presenti nel substrato. I risultati che derivano da questi test permettono di capire in che quantità i nutrienti sono disponibili per l’assimilazione delle piante.
Permette anche di capire in che forma sono gli elementi presenti e in che misura possono essere assorbiti dalle piante. Tra le varie indagini questa è quella che permette di intervenire in modo più mirato e favorisce gli interventi correttivi necessari ad una buona riuscita della coltura.

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