- Descrizione
- Cultivar e varietà
- Marrone
- Castagna
- Ibridi euro-giapponesi
- Giapponesi
- Periodo di impianto
- Esigenze colturali
- Il Terreno
- Esposizione
- Tecnica di impianto
- Coltivazione da seme
- Messa a dimora diretta
- Innesto
- Accorgimenti colturali
- Irrigazione
- Concimazione
- Potatura
- Raccolta
- Malattie, parassiti e avversità
- Approfondimenti
Descrizione
Il castagno nome scientifico Castanea sativa, è un fruttifero diffuso largamente nella nostra penisola e in tutta l’area del mediterraneo. È considerato un frutto minore in quanto la sua produzione non è di primaria importanza come può essere ad esempio quella del melo.
La pianta di castagno vegeta in maniera ottimale in collina a quote di 500-600 m fino a zone pedemontane sui 1000-1200 metri.
Per quanto riguarda la morfologia della pianta il castagno è un albero che raggiunge in condizioni naturali altezze che vanno dai 25 ai 30 metri. Queste dimensioni sono raggiunte anche dalle piante coltivate su innesto franco, dimensioni più ridotte si possono avere con diversi tipi di portainnesti. Il castagno è una pianta anemocora ciò significa che la dispersione del polline è affidata al vento.
Seppure la specie di castagno sia una pianta monoica è anche autosterile ciò significa che per l’impollinazione è necessario coltivare più varietà. Alcune varietà di marrone sono però astaminiche cioè i fiori non producono il polline e quindi le piante non sono capaci di autofecondarsi.
I frutti si formano in numero variabile da 1 a 3 all’interno di ricci le piante incominciano la produzione dopo circa 4 anni dalla germinazione. La produzione non è sempre costante durante le diverse annate, infatti è possibile che ad una grossa produzione caratterizzata da frutti di media o piccola grandezza ne segua una con una quantità di frutti minori ma di più grande dimensione.
La differenza tra le normali castagne e i marroni sta prima di tutto nelle dimensioni e nella forma. I marroni sono più globosi, hanno una forma tipicamente ovale od ovale-ellittica, al loro interno la polpa non è attraversata dalla pellicola che rimane solo esternamente a protezione. La polpa inoltre è più zuccherina e dopo la cottura riesce a restare intatta senza sfarinarsi come avviene nelle normali castagne. Le castagne classiche quelle che vengono usate per le caldarroste (cotte sulla brace) sono meno spesse e con una forma più arrotondata.
I castagneti ben tenuti a cui vengono fornite tutte le cure necessarie sono molto longevi, una singola pianta di castagno può superare anche il secolo di vita.
Di particolare interesse è il suo legno che viene utilizzato per varie lavorazioni risultando essere molto resistente. I boschi di castagno destinati alla produzione di legna vengono definiti paline di castagno.
Cultivar e varietà
Per quanto riguarda le varietà di castagno ne esistono diverse, tra queste ci sono sia tipologie destinate alla produzione di farina di castagne che i marroni destinati per la preparazione di prodotti dolciari. Di seguito le varietà più diffuse raggruppate secondo la tipologia castagna e marrone.
Marrone
- Marrone di Lione
- Marrone dell’Amiata
- Marrone di Viterbo
- Marrone di San Mauro
Castagna
- Salvaschina
- Bracalla
- Carpinese
- Napoletana
- Garrone nero
- Garrone rosso
- Gentile
- Riggiola
- Pistolese
- Tempestiva
Ibridi euro-giapponesi
- Precoce Migoule
- Bouche de Betizac
- Marsol
- Maraval
- Primato
- Vignols
Giapponesi
- Giniose
- Tanzawa
Per ottenere una buona produzione di frutti è necessario coltivare diverse cultivar prestando attenzione anche alle associazioni tra di esse alcune infatti sono autosterili, è importante quindi assicurare un impollinazione incrociata preferendo l’alternanza a filari.
I Marroni si associano bene a tutte le varietà di castagne ibrido-giapponesi, questi ultimi invece possono essere impollinati tra loro. Le castagne comuni invece vengono facilmente impollinate da esemplari selvatici.
Periodo di impianto
L’impianto di nuove piante di castagno si effettua nel periodo autunnale. Anche se si preferisce seminare nuove piante da seme il periodo migliore è l’autunno prima dell’inizio dei freddi intensi.
Esigenze colturali
La pianta necessita di alcune attenzioni nelle prime fasi di crescita ma ciò che può fare veramente la differenza sono le condizioni del terreno. Il castagneto non necessita di cure particolari per quanto riguarda l’irrigazione, è opportuno però conoscere le esigenze della pianta in fatto di concimazioni e preparare un piano annuale delle operazioni e degli elementi da apportare al terreno.
L’impianto potrà avvenire soltanto dopo aver effettuato uno studio della qualità e della struttura del terreno nonché dopo aver valutato l’esposizione e la presenza delle condizioni adatte per la pianta.
Il Terreno
Il castagno necessita di un terreno sciolto mediamente fresco e profondo, sono ottimali i terreni ricchi di scheletro con pH possibilmente di 5-6,5 valori più alti non sono tollerati dalla pianta per correggerli consultare il paragrafo sulla concimazione.
Sono da evitare i terreni calcarei e molto compatti. Sono da preferire i terreni pianeggianti e quelli leggermente in pendenza dove si può avere una raccolta molto agevolata.
Esposizione
Le esigenze in fatto di esposizione non sono particolari tuttavia una collocazione ottimale del castagneto può favorire la resa in termini di raccolto. È meglio scegliere un terreno libero lontano dall’ombra di grandi alberi o boschi vicini.
La Castanea sativa è una specie eliofila necessita quindi di un esposizione totale al sole. Ci sono però alcune differenze da fare in base alla tipologia di terreno. I castagneti coltivati su terreni in pendenza prediligono un orientamento sud-est o sud. Sono da evitare gli orientamenti a est e nord.
Anche la collocazione del castagneto (nord o meridione) può essere diversa, ad esempio al nord un castagneto viene coltivato dai 200 fino ai massimo 900 metri. Al sud invece la coltivazione avviene fino ai 1200-1300 metri con un orientamento però a nord-est oppure sud-est.
Tecnica di impianto
La messa a dimora delle piante può essere effettuata direttamente utilizzando delle piante precedentemente innestate in vivaio oppure è coltivando i franchi da seme e procedere poi da se all’innesto scegliendo le varietà più desiderate.
Coltivazione da seme
La semina del castagno viene effettuata dapprima in piccole aiuole dedicate dove i semi vanno interrati a distanza di 10-15 cm, si utilizza un terreno sciolto con una buona dotazione di sostanza organica. Se si ha intenzione di impiantare un nuovo castagneto è necessario predisporre dei solchi distanziati di 50cm in cui verranno seminate le castagne, in questo luogo temporaneo si faranno sviluppare le piante per 1-2 anni.
Nel periodo di sviluppo le piante avranno bisogno di concimazioni e interventi di diserbo contro le infestanti. Dopo il primo anno di crescita è necessario eliminare le piante più deboli prediligendo quelle più vigorose e forti. Successivamente alla fine del terzo anno si possono praticare gli innesti delle varietà preferite e dopodiché alla fine del quarto o quinto anno si può procedere alla messa a dimora. Per le modalità vedere il paragrafo seguente.
Messa a dimora diretta
La coltivazione delle piante da vivaio viene effettuata acquistando esemplari di 2 anni che sono già pronti per la messa a dimora. Nel periodo autunnale prima dell’inizio delle forti gelate e delle basse temperature si può procedere alla messa a dimora.
Si praticano così le buche per l’impianto che devono avere una dimensione minima di un metro cubo, se il terreno non dovesse rispondere perfettamente alle esigenze della pianta si possono incorporare i materiali carenti sottraendo parte del terriccio iniziale. Ogni pianta potrà ricevere subito un concimazione di fondo con almeno 30 kg di letame maturo da sistemare ai lati della buca.
In alternativa per un numero considerevole di piante si effettua un aratura profonda del terreno consigliamo la lettura della guida alla lavorazione del terreno prima della semina per farsi un idea del tipo di lavorazione da fare a seconda del terreno a disposizione. A seguire si dovrà effettuare una concimazione composta dai seguenti componenti (da distribuire per 1000 metri quadri di terreno):
- 45 quintali di letame bovino
- 40 kg di solfato di potassio-50
- 60 kg di perfosfato minerale-19
I sesti di impianto per il castagno variano a seconda del portainnesto utilizzato e della fertilità del terreno. Per i portainnesti su franco le distanze sono di 10 metri tra le file e tra le piante. I terreni invece più poveri possono avere una densità di impianto maggiore con una distanza tra le file di 8 m e 7 m tra le piante. Le distanze tuttavia variano anche in funzione della varietà scelta.
Per favorire l’attecchimento delle piante a radice nuda è possibile ricorrere alla pratica dell’inzaffardamento ovvero di preparare una fanghiglia di terriccio argilloso e acqua in cui immergere le radici subito prima della messa a dimora.
Innesto
L’innesto su questo fruttifero prevede due modalità principali:
- Innesto a gemma
- Innesto a doppio spacco inglese
A queste si aggiungono anche le altre modalità di riproduzione: a zufolo e a corona. Tuttavia quasi tutte le tecniche di innesto sono utilizzabili su questa pianta anche se quella con maggiore percentuale di successo rimane l’innesto a doppio spacco inglese.
Il periodo miglior per effettuare l’innesto del castagno è la fine della primavera per le tipologie a spacco, a gemma e zufolo, mentre per l’innesto a corona si attende la primavera.
Accorgimenti colturali
Il castagneto necessita di vari interventi di lavorazione questi vanno effettuati nel corso dell’anno a seconda delle stagioni. In prossimità della raccolta si effettua una pulizia dell’interfilare, in estate invece è necessaria particolare attenzione alle irrigazioni. Per tutti i lavori del mese è disponibile la sezione lavori nel frutteto, un’ottima guida che ricorda le operazioni da fare mese per mese.
Irrigazione
Le piante ben sviluppate di castagno in genere non necessitano di interventi di irrigazione. Nelle piante giovani invece almeno fino all’entrata in produzione dovranno ricevere un intervento irriguo ad intervalli di 20 giorni nel periodo di maggiore caldo.
Nei periodi di caldo intenso è possibile aiutare anche le piante adulte con adacquature, non appena ricominciano le piogge cessare del tutto gli interventi.
Concimazione
Quando si prepara il terreno delle aiuole si deve somministrate anche una buona parte di composto organico in modo da far fronte alle esigenze nutritive delle piante almeno per i primi 2-3 anni. Le concimazioni di fosforo e potassio sono molto importanti.
Oltre alla già descritta concimazione nel momento dell’impianto dei giovani castagni è pratica comune quella di inerbire il suolo del castagneto utilizzando delle leguminose che possano essere utilizzate come sovescio e fornire alle piante un ulteriore apporto di sostanza organica. Al momento dell’entrata in produzione si sostituirà la coltura da sovescio con un prato che dovrà essere curato periodicamente con tagli, il prato oltre a fornire sostanza organica dopo il taglio agevolerà le operazioni di raccolta evitando che i frutti vadano a contatto diretto con la terra.
In aggiunta ad anni alterni sarà necessario fornire del letame animale in ragione di 30 quintali ogni 1000 metri quadrati di coltura.
Prima dell’impianto è comunque bene effettuare una valutazione dello stato del terreno almeno per determinare il livello di acidità e nel caso apportare le dovute correzioni. A tal fine se il pH risultasse con valori intorno a 7 o leggermente maggiori è necessario apportare circa 500 kg di solfato di ferro per ettaro subito prima della lavorazione principale e successivamente dopo averla effettuata.
Nei frutteti specializzati di castagno le concimazioni sono più controllate e prevalgono gli apporti di fertilizzante chimico piuttosto che il letame animale. Per i castagni da 1 a 6 anni di età quindi in fase di allevamento si forniscono circa 400 g per pianta di concime complesso del tipo NPK 20-10-10.
Per le piante in fase di allevamento si fa distinzione tra le piante vigorose quelle cioè che hanno una produzione abbondante, a queste si fornisce un concime complesso 8-24-24S in dosi di 2,5-3 kg per pianta. Per i castagni che presentano una crescita stentata si utilizza la stessa quantità ma di concime complesso 15-9-15S+2MgO.
Potatura
Prima di pensare ai tagli veri e propri si dovrà prevedere la forma di allevamento per i giovani alberi. In realtà la scelta è quasi sempre mirata alla forma libera (vaso libero) o naturale poiché sarebbe oltretutto anche dispendioso in termini di intervento scegliere una forma diversa.
Nei primi anni quindi ci si concentrerà sulla formazione di una buona struttura di base dotando se necessario le piante di un sostegno in modo da aiutarne la crescita verticale. Successivamente e man mano che la pianta cresce si imposterà la chioma con il taglio di succhioni o rami affastellati.
Per tutte le informazioni sia sulla fase di allevamento iniziale che sulla potatura di produzione consigliamo di consultare la guida alla potatura del castagno disponibile sul sito.
Raccolta
La raccolta delle castagne avviene in autunno, i ricci maturi cadono dalla pianta sul suolo inerbito dove possono essere raccolti. Le castagne però devono essere prima separate dal riccio e per questo si utilizzano appositi strumenti (paletti di castagno).
La conservazione dei frutti si effettua in diversi modi. Il primo forse più comune che prevede anche l’eliminazione dei frutti guasti e non eduli è la curatura in acqua dove i frutti non buoni galleggiano in superficie, l’acqua viene cambiata periodicamente. Successivamente dopo alcuni giorni le castagne vengono collocate in piano in un locale arieggiato per permetterne l’asciugatura.
La conservazione in ricciaia usata molto in passato è un altro metodo, viene così chiamato il luogo dove vengono disposti i ricci ricoperti poi da uno strato di terra. In alternativa è possibile anche conservare i frutti in strati di sabbia, i contenitori vengono tenuti in un luogo fresco e asciutto.
Malattie, parassiti e avversità
Le malattie che interessano questa pianta possono colpire sia i frutti che la parte vegetativa e sono in numero piuttosto elevato, bisogna quindi intervenire in tempo effettuando i dovuti trattamenti e attuando una strategia di lotta che preveda anche un attenta osservazione e diagnosi nonché una prevenzione.
Le malattie batteriche pericolose per il castagno sono:
- Cancro batterico della corteccia (Endothia parasitica)
- Cancro rameale
- Mal dell’inchiostro (Phytophthora cambivora)
- Oidio
- Ruggine del Castagno
- Marciume del colletto
- Marciume radicale fibroso
- Marciume della polpa dei frutti (Gnomoniopsis castanicola)
- Corineo
- Cancro nero
- Carie del legno
Anche gli insetti possono provocare danno ai frutti e alla pianta tra di essi:
- Balanino (Curculio elephas)
- Afide giallo
- Afide nero (Lachnus longipes)
- Carpocapsa
- Ragnetto rosso
- Maggiolino
- Dorcus spp.
- Rodilegno rosso
- Tortrice intermedia delle Castagne
- Scarabeo (Orycetes nasicornis)
- Ragnetto delle fagacee
Consigliamo di consultare la sezione malattie e parassiti del sito per avere ulteriori informazioni sui parassiti che interessano il castagno.
Approfondimenti
Bibliografia
- Il grande libro della potatura e degli innesti, AA. VV. – De vecchi
- Flora d’Italia, Sandro Pignatti – Edagricole
- Giovanni Bernetti (1995). Il Castagno. In Selvicoltura speciale – UTET
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