Albicocco, Prunus armeniaca

Descrizione

Il Prunus armeniaca conosciuto con il nome comune di Albicocco è un fruttifero appartenente alla famiglia delle Rosacee di cui fanno parte anche il Ciliegio e il Mandorlo. È una pianta abbastanza rustica ma ciò non deve trarre in inganno, infatti la sua gestione non è semplice e anche chi gestisce piante da molti anni spesso si può trovare in difficoltà con questo fruttifero che risulta particolarmente sensibile agli errori di gestione.

Le sue origini risalgono al continente asiatico in particolare del territorio Cinese, nel nostro paese si è adattato molto bene, la sua coltivazione avviene sia in pianura che in zone collinari fino ai 1000 m circa. La concentrazione più alta di colture di albicocco nel nostro paese si concentra in modo particolare al sud dove trova un clima particolarmente mite e dove i ritorni di freddo nelle delicate fasi della fioritura sono fenomeni molto rari ciò come vedremo è molto importante per il benessere della pianta.

La pianta di albicocco riesce a svilupparsi bene nei terreni adatti, se lasciata crescere senza interventi di potatura può raggiungere tranquillamente i 5-6 metri di altezza. Tuttavia nelle colture da reddito la pianta viene tenuta ad altezze prestabilite, soltanto in questo modo si può assicurare una produzione costante, una facilità di raccolta e interventi di cura più comodi.

L’albicocco è dotato di un apparato radicale abbastanza sviluppato, ciò comunque è influenzato molto dalla varietà coltivata. Nelle giovani piante il colore dello strato più esterno del legno (corteccia) è rossiccio, sono ampiamente visibili le lenticelle, mentre nelle piante adulte e in quelle più anziane il colore della corteccia scurisce progressivamente con una colorazione tendente al grigio.

La pianta di albicocco possiede del fogliame di colore verde chiaro, le foglie sono poco resistenti di forma ovata, margine seghettato e apice acuminato. Le piante ben tenute di albicocco riescono a produrre frutti per diversi decenni. Ogni singola pianta in stato ottimale produce dai 60 ai 70 kg di frutti.

La fioritura della pianta avviene generalmente nelle prime settimane di marzo, le piante sono autofertili ma può essere d’aiuto collocare alcune arnie nei pressi del frutteto aumentando così l’impollinazione grazie alle preziose api.

I frutti hanno origine sui rami di un anno che possono essere sia dardi che mazzetti, possono però avere origine anche sui rami di più anni.

La coltivazione dell’albicocco nel nostro paese è incentrata in particolare al sud. Le regioni che producono di più sono: Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata, Piemonte e Veneto.

Cultivar e varietà

Di albicocco esistono molte varietà e cultivar che si sono diffuse in molti anni di coltivazione. Ne esistono sia di varietà locali e regionali poco conosciute che di fama nazionale conosciute e diffuse in molte regioni. Di seguito un elenco di quelle più diffuse:

  • San Francesco
  • Ananassa
  • Abate
  • Aurora
  • Laycot
  • Hargrand
  • Precoce di Imola
  • Monaco
  • Nennella
  • Palummella
  • di Giovanniello
  • di Scillato
  • Setacciara
  • Abate
  • Tonda di Castigliole
  • RobadaPortici
  • Boccuccia
  • Cafona
  • Camino
  • Don Gaetano

Differiscono tra loro per la colorazione dei frutti, la dolcezza, l’epoca di maturazione e la pezzatura.

Portinnesti

Le piante di albicocco vengono coltivate in prevalenza su portinnesti. In questo modo si possono controllare vari aspetti della pianta aumentando e migliorando sia la produzione che la resistenza generale alle malattie e alle varie condizioni.

Il portainnesto più conosciuto e forse più diffuso è il franco. La resistenza alle basse temperature e la vigoria sono i segni principali che lo caratterizzano. Gli aspetti negativi di questo tipo di portainnesto è la lenta entrata in produzione e la difficile gestione delle dimensioni che non ne fanno una buona scelta per l’impianto di un frutteto in monocoltura di albicocco.

Un altro portainnesto diffuso e più indicato per una coltivazione da reddito è il mirabolano che si adatta in modo ottimale ai terreni freschi e con un grado di pH più tendente a valori acidi.

Periodo di impianto dell’Albicocco

Le piante di albicocco possono essere messe a dimora alla fine del periodo autunnale o se il tempo lo permette anche in inverno scegliendo un periodo di bel tempo.

Esigenze colturali

La pianta per vegetare al meglio necessita obbligatoriamente di una totale esposizione al sole, soltanto in questo modo si può avere un buon sviluppo della chioma e una completa maturazione dei frutti. Deve essere scelto però un luogo abbastanza riparato dai venti, nel periodo invernale infatti le piante su portainnesto debole potrebbero venire danneggiate dalle intemperie.

L’albicocco come accennato all’inizio è abbastanza rustico, riesce infatti nel periodo di riposo vegetativo a tollerare temperature di -10 / -15 gradi senza riportare alcun danno. Il discorso è un po’ diverso quando nella fase di ripresa vegetativa si presentano delle gelate improvvise. Questi episodi infatti sono molto pericolosi per la pianta che nella maggior parte dei casi manifesta un ritardo o un blocco della crescita. Importante quindi è anche il luogo scelto per l’impianto, evitare zone dove sono frequenti gelate tardive e territori molto umidi, condizione che agevola molto la presenza di parassiti fungini.

La necessità di calore è quindi un fattore primario che determina il completo sviluppo dei frutti. Allo stesso modo è importante anche il periodo di vernalizzazione che in media corrisponde ad un intervallo che va dalle 350 alle 900 ore. In questo periodo la temperatura deve essere necessariamente al disotto dei 7 gradi.

Terreno per l’Albicocco

Per quanto riguarda la tipologia di terreno più adatto bisogna tenere a mente che un adeguato grado di pH del terreno può influenzare di molto la resa della coltura. Valori ideali di pH si aggirano intorno a 7 – 8,5. Sono da evitare comunque i terreni eccessivamente calcarei e quelli troppo sabbiosi.

Esattamente come per altre piante da frutto è necessario assicurare un buon drenaggio del terreno. Se ci si trova su un territorio dove piove molto è necessario valutare attentamente le operazioni da fare per agevolare lo sgrondo delle acque, se necessario quindi dovranno essere realizzati dei canali di scolo e si dovrà provvedere a fornire un buon strato drenante in modo da far defluire l’acqua in eccesso evitando in tutti i modi i ristagni idrici.

Tecnica di impianto

Assicurate le giuste condizioni per l’impianto dell’albicocco si può procedere alle lavorazioni iniziali del terreno che sono comuni per la gran parte dei fruttiferi diffusi.

La messa a dimora delle piante avviene prevalentemente acquistando astoni della varietà desiderata in vivaio. Ci sono però anche altri metodi che permettono di riprodurre le piante. L’albicocco infatti si può riprodurre tramite innesto a occhio o con innesto a incisione a ‘T’.

Le difficoltà però non mancano e spesso si preferisce rivolgersi direttamente a vivai specializzati in quanto l’operazione dell’innesto non è una pratica semplice da realizzare. Per approfondire puoi consultare la guida sugli innesti delle piante da frutto.

Distanze di impianto

Per determinare le distanze di impianto bisogna tenere in mente le varie tipologie di portainnesto, il loro sviluppo generale e le singole esigenze. Nella seguente tabella sono indicati i maggiori portinnesti con le relative distanze di impianto.

Tipologia di portainnesto Distanza di impianto in metri tra le file e le piante Forma di allevamento
Albicocco¹ 6×6 Vaso
Susino¹ 6,5×6 Vaso
Pesco 4-5×5 Vaso
Pesco 5,5 Palmetta
Mirabolano 4×5 Vaso
Mirabolano 4 Palmetta
St Julien A 5×5 Vaso
St Julien A 4,5-5,5 Palmetta
Barrier 6,5×6 Vaso
Sirio 4×4 Vaso

¹Aumentare le distanze nelle regioni a inverno rigido aggiungendo almeno un metro in più.

Accorgimenti colturali

Non sempre sono necessari ma a volte possono rivelarsi utili gli interventi di diradamento dei frutticini da effettuarsi dopo la cascola naturale dei frutti che in genere avviene in maggio. Questa operazione è necessaria per vari motivi, quello primario e più importante è assicurare la maturazione dei frutti sani, secondariamente l’operazione permette di eliminare frutti deformi, malati ed esteriormente non rispondenti ai canoni per la vendita sul mercato. Quest’ultimo punto non interessa i piccoli coltivatori che possono lasciare maturare anche quei frutti imperfetti.

Un altro motivo che spinge l’allevatore al diradamento dei frutti è alleggerire i rami dall’eccessivo carico che potrebbe danneggiare le ramificazioni, in questo caso una pratica molto diffusa è la legatura e la dotazione di pali di sostegno esterni.

Per evitare il fenomeno dell’alternanza di produzione si può attuare la tecnica del diradamento dei bottoni fiorali. Questa tecnica andrebbe praticata soltanto sulle varietà e le cultivar che mostrano in modo accentuato l’alternanza, mentre andrebbe evitato sulle altre piante. Il diradamento dei bottoni fiorali richiede l’eliminazione di parte dei fiori scegliendoli in modo uniforme lungo i rami.

Irrigazione

Durante la fase di sviluppo della pianta ovvero dal momento della messa a dimora e almeno per il primo anno di coltivazione si dovranno aiutare i nuovi impianti con l’apporto costante di acqua. Le piante adulte e soprattutto quelle su portainnesti vigorosi possono ricevere meno cure al riguardo, è comunque necessario valutare caso per caso le necessita idriche.

Per i grandi frutteti l’irrigazione è uno dei lavori primari da effettuare, è consigliata la lettura della sezione lavori nel frutteto mese per mese in modo da sapere almeno orientativamente quando è necessario un apporto di acqua per questa pianta.

C’è inoltre da sottolineare un aspetto importante che riguarda le innaffiature durante il periodo di invaiatura dei frutti. In questa fase è necessario sospendere le irrigazioni fino al periodo di raccolta in modo da permettere una maggiore concentrazione di zuccheri nel frutto e limitare il pericolo di diffusione di malattie fungine su di essi.

Concimazione

Per le piante appena messe a dimora si provvede ad incorporare una certa quantità di letame maturo in genere 30-40 kg da sistemare ai lati della buca, altrimenti se si vuole formare un nuovo frutteto le concimazioni vanno fatte al momento della lavorazione di fondo.

Annualmente le piante di albicocco possono ricevere una fertilizzazione distribuendo per ogni pianta circa 1,5 kg di solfato di ammonio oppure di urea tecnica in dosi di 500 g e solfato di potassio in dosi di 500 g. Ogni due anni si può somministrare una dose di 500 g per pianta di perfosfato minerale.

Per approfondire l’argomento della concimazione dell’albicocco fare riferimento all’articolo in link.

Potatura

Gli interventi di potatura dell’albicocco come accennato inizialmente sono necessari per dare alla pianta la giusta forma e favorire così le varie operazioni di distribuzione dei fertilizzanti e lotta ai parassiti.

Le forme di allevamento più diffuse sono quella a vaso e quella a palmetta. Le forme in volume vanno bene in tutti i frutteti dove c’è abbastanza spazio, quelle appiattite invece sono più adatte per la realizzazione di singoli filari quando non c’è abbastanza spazio per allevare le piante.

Gli interventi di potatura dell’albicocco saranno concentrati maggiormente nei primi anni di crescita della pianta dove sarà necessario applicare anche alcune tecniche come la curvatura e la piegatura utili per conferire la forma ed educare le piante allo sviluppo.

Per avere tutte le informazioni necessarie per la potatura rimandiamo all’apposita guida sulla potatura.

Raccolta

La raccolta dell’albicocco avviene in modo scalare ciò significa che sono necessari alcuni giorni per raccogliere tutti i frutti in quanto la maturazione non avviene in modo uniforme.

A seconda della varietà coltivata e del luogo di impianto la raccolta può avvenire da giugno fino a luglio.

Malattie, parassiti e avversità

Le malattie che possono colpire l’albicocco sono molte tra queste ci sono in particolare fitopatie di origine fungina. Le malattie più diffuse sono spesso favorite da errati accorgimenti colturali, è necessario per questo conoscere con precisione le esigenze della pianta evitando così di provvedere a rimediare i danni in seguito.

La malattie fungine più diffuse sono:

Gli insetti che attaccano il Prunus armeniaca sono:

L’albicocco può essere attaccato anche dal pericoloso cancro batterico delle drupacee (Xanthomonas campestris pv. pruni).

Un’altra malattia pericolosa per la pianta è la virosi denominata Vaiolatura ad anello (Sharka) di cui la lotta è obbligatoria per legge.

Approfondimenti

Bibliografia

  • Il grande libro della potatura e degli innesti, AA. VV. – De vecchi
  • RHS Encyclopedia of Gardening, Christopher Brickell

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